Un'opera nel cuore di un Sito di Interesse Comunitario, un'architettura visionaria di un Maestro assoluto del novecento che se
avesse avuto a disposizione un computer avrebbe fatto tremare i polsi a Zaha Hadid. Un'opera recentemente inserita dal MIBAC nell'atlante di architettura moderna.
Un oggetto unico, prezioso ma svuotato delle proprie funzioni, in una fonte Bonifacio sempre meno frequentata e nella quale la “cura idropinica” viene svolta soprattutto all'inizio del percorso in mezzo al bosco fuori dal costruito in cui il fungo di Moretti rappresenta solo l'ultima tappa.
Esistono esempi di Architetture importanti che hanno e continuano a fare la fortuna di una città ma nella maggior parte dei casi sono "riempite" di funzioni attrattive; basti pensare alla basilica Palladiana a Vicenza che ospita al suo interno bar, caffe, ristoranti, musei, uffici ... un edificio costruito nel 500 ma ancora vivo perché utilizzato con funzioni necessarie contemporanee e attrattive.
Perché non fare lo stesso del fungo di Moretti e di tutto il complesso? Come?
Aprendo gratuitamente tutta la zona costruita come percorso urbano restituito alla città, un’isola pedonale permanente, offrendo una passeggiata alternativa a quella davanti piazza Spada,
ed implementando il complesso con funzioni attrattive, oltre a quelle già presenti, come sale espositive temporanee, il museo Moretti,
le fasce commerciali riattivate con l'apertura di bar ristoranti, negozi
oltre a percorsi di nordic walking ed altre attività sportive/ricreative, lasciando la zona a monte a pagamento e destinata esclusivamente alle cure idropiniche.
In alternativa si potrebbe continuare a lasciarla all'uso esclusivo dei pochi utenti rimasti, nell'imminente degrado ed alla fruizione culturale dei soli addetti ai lavori.
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